Maternità e Gravidanza

La reciprocità emotiva tra genitore e bambino

La quotidianità di un neo-genitore prevede molto spesso l’interazione con un’infinità di supporti e
attrezzature che, prima o poi, in molti non vedono l’ora di regalare o accantonare in cantina. Non è
insolito sentir dire a una mamma o a un papà, dopo i primissimi anni del bambino, che della metà delle
cose acquistate in vista dell’ampliamento della famiglia se ne poteva fare a meno.
Niente di male, ovviamente, se non forse per il nostro pianeta, ma a parte questo c’è un tema ancor più
rilevante che talvolta rischia di essere messo tristemente in secondo piano: stiamo parlando della
comunicazione tra genitore e bambino, quella fatta di sensazioni, calore, contatto, sguardi, parole e
accudimento. Può sembrare assurdo, eppure molte attrezzature in commercio si dimostrano adeguate solo
a una parte dei bisogni della diade genitore-bambino.
Questo non vuol dire che utilizzare una sdraietta porta bebè sia inadeguato rispetto ai bisogni del
bambino, tutt’altro. Laddove l’attrezzatura del caso possa essere un luogo sicuro per riporre il piccolo
quando il genitore ha la necessità di allontanarsi per un breve lasso di tempo, questi validi alleati sono
indispensabili per la sicurezza di tutta la famiglia. Detto ciò, si può correre il rischio che il neonato
trascorra gran parte della sua giornata nei numerosi supporti (passeggino, culla, girello, ecc), piuttosto che
tra le braccia di mamma e papà. Si può ingenuamente finire per pensare che tenere i piccoli a distanza sia
più sano, “così non si attaccano troppo”, quasi credendo inefficace il solo supporto e strumento che la
natura ci ha donato: il nostro corpo fatto di contatto, sguardi, comunicazione verbale e fisica.

Chi sono quindi i genitori che si definiscono “ad alto contatto”, ossia quelli che hanno fatto del loro corpo
lo strumento ideale dell’accudimento e della reciprocità con il bambino?

Questo tipo di genitori conduce con i propri piccoli uno stile educativo che crede nello sviluppo di un
sano legame di attaccamento attraverso la vicinanza emotiva e fisica volta allo creazione di una base
sicura, un legame genitore-bambino fatto di sicurezza e stabilità interna ed esterna. Il genitore base sicura
permette al bambino di esplorare il mondo percependosi come individuo competente, ego-sintonico e
radicato e per giungere a questo obiettivo il bambino viene sostenuto attraverso la vicinanza, la reciprocità
emotiva, la corporeità e la comunicazione assertiva. In sintesi, possiamo riassumere così questi fattori:

  • la vicinanza è garantita attraverso uno stile educativo che accetta e integra le necessità del
    bambino in quelle della famiglia, senza invece richiedere al bambino un eccessivo o precoce
    sforzo di adattamento alle necessità degli adulti: ne sono un esempio il co-sleeping, l’allattamento
    al seno prolungato, il portare in fascia. Il tutto è calibrato sulle necessità, i desideri, le peculiarità e
    i bisogni dello specifico bambino e della specifica famiglia.
  • La reciprocità emotiva è manifestata attraverso un atteggiamento che vede il genitore come
    facilitatore e canalizzatore dei bisogni emotivi del bambino. Una mamma o un papà che si
    interrogano sul pianto del proprio bambino, o sui più generici “capricci”, e si relazionano col
    bambino nel tentativo di comprenderne i bisogni alla base, sono genitori che si impegnano a
    mantenere una reciprocità emotiva fatta di comprensione, contenimento, rielaborazione e
    condivisione del vissuto emotivo del bambino.
  • La comunicazione assertiva passa attraverso il riconoscimento delle emozioni del genitore da
    parte del genitore stesso e la successiva comunicazione al bambino dei propri stati emotivi interni
    (es. Sono molto felice perché…) . Ciò facilita al bambino la comprensione dei comportamenti
    dell’adulto e delle relazioni familiari e sociali e permette al piccolo di diventare sempre più capace
    e abile di cogliere le proprie emozioni e di comunicarle agli altri.
  • La corporeità è garantita non solo attraverso la vicinanza fisica, ma anche attraverso uno stile
    interattivo che garantisce il contatto libero e dinamico tra genitori e bambini: giocare, coccolarsi o
    leggere su un tappeto a corpo libero, piuttosto che bloccati in una sdraietta o sul seggiolone,
    garantisce al piccolo lo sviluppo di una mappa sensoriale e corporea più integrata e la creazione di
    un legame affettivo intenso all’interno della diade.

Quello che vogliamo sottolineare è l’importanza, oltre a tutte le preziose attrezzature del caso, di sostenere
e favorire la reciprocità emotiva, corporea e verbale con i neonati prima e con i bambini poi, al fine di
garantire lo sviluppo di un forte e stabile equilibrio genitore-bambino. Questo equilibrio infatti non può prescindere dai bisogni innati dei piccoli della nostra specie, che sono il bisogno di vicinanza, nutrizione,
contatto, conforto, sicurezza ed espressione emotiva.

E nel caso in cui si sentisse di non riuscire a sostenere o costruire questo legame con il proprio bambino?

E’ spesso normale sentire di non riuscire a comprendere i bisogni del proprio bambino o di non sentirsi
all’altezza della situazione e prima o poi qualsiasi genitore si sente impotente e incapace di fronte agli
innumerevoli bisogni e ai repentini cambiamenti del piccolo. Questo non è un problema, ma
semplicemente una delle tante sfide che il genitore deve affrontare quasi quotidianamente.
Tuttavia, ci sono dei periodi di vita o delle situazioni in cui ci si sente sopraffatti dal senso di
inadeguatezza, dall’incomunicabilità, dalla paura o dall’ansia di creare un legame eccessivo col bambino o
al contrario di non riuscire a sentirsi emotivamente coinvolti con quest’ultimo. In tutti questi casi, lavorare
con un professionista sulle proprie modalità relazionali, sugli eventuali bisogni inespressi che l’adulto
potrebbe portare con sé e sui propri vissuti emotivi può fare la differenza. Il supporto specialistico aiuta a
comprendere più a fondo se stessi, le proprie necessità ed emozioni e in questo modo a meglio
individuarle, comunicarle ed esprimerle a noi stessi, agli altri e ai nostri bambini. E un genitore più
limpido, che conosce se stesso e i propri strumenti, può certamente fare un ottimo lavoro con i suoi
piccoli.

Dott.ssa Alice Aceto – Psicologa e Psicoterapeuta, Mama Chat

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