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Narcisismo: come fare a capire se si è vittima di un* narcisista

Se sei vittima di un* narcisista è probabile che provi una profonda tristezza, insicurezza, solitudine e incomunicabilità. Avrai sviluppato, con buona pace del vampiro emotivo a te vicino, grossi dubbi in merito alle tue qualità personali, alla tua capacità di stare in una relazione, di comprendere e accogliere il prossimo e di comunicare efficacemente. Ti sentirai di doverti giustificare per i tuoi agiti, pensieri o anche solo intenzioni, come se tu fossi in grado -puntualmente e con incredibile tempismo- di dare la risposta sbagliata al momento sbagliato ai temi di coppia, o genitoriali, o familiari, o lavorativi o di vita in generale.

Crederai di non essere più capace di comunicare i tuoi bisogni in modo adeguato, senza peccare di aggressività, immaturità, maleducazione, inappropriatezza o addirittura morbosa gelosia degli altri.
Per farla breve, se sei vittima di un narcisista la tua autostima sarà più sottile e fragile di un post-it e il tuo mondo emotivo ridotto a brandelli. Tutto sommato, questo è esattamente ciò di cui il narcisista ha bisogno: fosse per lui/lei, dovresti andare avanti così per il resto dei tuoi giorni, in modo tale che lui/lei possa farti notare, a qualsivoglia occasione disponibile, quanto misera, inutile e senza speranze la tua esistenza sia, al contrario della sua.

A complicare il quadro sta il fatto che l’agito tossico del narcisista non è così palese e cristallino da essere facilmente intercettabile e la vittima del narcisista non è affatto immatura o di poco spessore intellettuale o emotivo. La vittima del narcisista può essere chiunque, che sia astrofisico, disoccupato, mamma in carriera, manager, artista di strada, ballerina dell’Opéra. Gli effetti del narcisismo sulle persone non hanno nulla a che vedere con il livello di istruzione o di maturità emotiva di queste: i narcisisti sono scaltri, calcolatori, bugiardi patologici, predicatori, gaslighter (coloro che manipolano gli altri al fine di farli dubitare di loro stessi e mantenere così il controllo o il consenso acritico). E non solo. Spesso, ma non necessariamente, il narcisista è molto socievole, apprezzato da amici, parenti o portato in palmo di mano dalla famiglia d’origine. Abile nelle situazioni sociali, il narcisista ha come obiettivo il culto di sé stesso, e quanto più gli occhi intorno a lui brillano di luce riflessa, tanto più il suo ego si nutre.

Come fare a capire quindi se il proprio malessere psicologico, che può arrivare persino alla depressione, alle ideazioni suicidarie, alle somatizzazioni e al PTSD-C (disturbo da stress post traumatico-complesso) è causato da una relazione sentimentale, familiare, sociale o lavorativa con un vampiro emotivo?

  1. Come primo elemento fondamentale bisogna sempre tenere a mente che il narcisista mantiene ad ogni costo le proprie zone di comfort psicologico, spingendo l’altro a doversi adeguare ai suoi bisogni di centralità in virtù di giustificazioni apparentemente inoppugnabili: il narcisista mente, manipola e rigira la frittata facendo appello a valori, principi e norme di comportamento socialmente condivisi.
  2. Secondo elemento: il narcisista adora dare la colpa all’altro sottraendosi alle reali responsabilità emotive dei suoi agiti. È centrale in queste persone la necessità di mantenere un ego intatto e inattaccabile, agendo un sistematico senso di superiorità ogni volta che sentono l’autostima minacciata. Inevitabilmente, il narcisista predica bene ma razzola male, riuscendo a giustificare eventuali propri agiti -che invece critica nell’altro- come necessari e dovuti a cause di forza maggiore, nell’ottica di una superiorità per la quale il fine giustifica i mezzi. Ne sono esempi frasi del tipo: “L’ho fatto per te…”, “era necessario per farti capire che…”, “non ti rendi conto che…”.
  3. Procediamo a passo deciso sottolineando la profonda mancanza di empatia del vampiro emotivo. Se da un lato sarà in grado di far sentire l’altro visto, accolto, apprezzato e sostenuto (fintanto che l’altro agisce da satellite nella sua orbita), il narcisista mostra sistematicamente un’incapacità di connessione con i reali bisogni emotivi e umani dell’altro, banalizzando, sfibrando, ignorando, patologizzando o manipolando. Ad esempio: “Sembri pazzo quando mi dici che…”, “stai creando un problema inesistente…”, “quando avrai finito di fare l’isterica chiamami…”, “sei davvero depressa se mi parli così…”.
    Questi fattori appena elencati sono in grado di agire una profonda violenza psicologica sull’altro che ne rimane gradualmente intossicato.

Perché è difficile cogliere l’agito narcisistico?

E’ importante notare come l’agito narcisistico è graduale e per questo difficile da cogliere: dopo la fase iniziale di seduzione in cui le competenze sociali e seduttive del vampiro emotivo spiccano e avvicinano positivamente l’altro, è nel momento in cui la relazione si consolida -e quindi si attivano tutti gli schemi disfunzionali della vicinanza e dell’intimità emotiva- che gli agiti violenti volti alla delegittimazione e alla lenta distruzione dell’altro entrano in campo. Il costante e vitale obiettivo di mantenere la propria autostima intatta è precursore di un sistematico attacco alle radici dell’autostima dell’altro che, una volta delegittimato e annientato, non ha più voce in capitolo all’interno della relazione.

In conclusione, possiamo dire che il narcisismo è un tratto di personalità che si muove lungo un continuum. Ogni persona ha dei tratti narcisistici, ma questo non è patologico o preoccupante, bensì lo diventa nel momento in cui le relazioni sociali e l’emotività della persona sono permeate in modo rigido e permanente da tale tratto, fino a diventare centrale nella personalità.
Molte vittime dei narcisisti faticano a riconoscere i loro aguzzini poiché abilmente manipolate, e perché talvolta ritengono che l’altro agisca inconsapevolmente, senza rendersi davvero conto degli effetti delle parole o azioni messe in atto o senza una reale intenzionalità di ledere. In questo caso, le vittime tendono a incolparsi del fallimento della loro relazione, tendono a ricercare in se stesse un miglioramento, una perfezione o un equilibrio che non può essere trovato perché puntualmente minato dalla violenza psicologica del narcisista.

L’importanza di chiedere un supporto

In tutte queste situazioni chiedere un supporto terapeutico è fondamentale e può fare la differenza, al fine di imparare a riconoscere i campanelli di allarme, fuori e dentro di sé, di queste relazioni.
Il tutto tenendo a mente che ben più difficilmente un narcisista intraprende un percorso psicologico (al contrario della sua vittima) e, se lo fa, per lo più lo agisce in maniera manipolativa con l’obiettivo di mantenere un’immagine sociale o relazionale impeccabile e non per un reale interesse di messa in discussione e cambiamento.

 

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