Il lutto è un complesso stato emozionale che si manifesta in seguito a un’esperienza di perdita, tipicamente la morte, ma non solo. Spesso il vissuto luttuoso può manifestarsi anche in seguito a rotture relazionali o familiari, tradimenti, perdita del lavoro, esperienze traumatiche, improvvisi cambiamenti abitativi o ambientali, ecc.
Comprendiamolo meglio
L’essere umano è portato a reagire a questi eventi con una modalità psicologica e fisica che richiama concetti quali l’angoscia, la rabbia, l’incredulità, ma anche il senso di colpa, la malinconia, la profonda tristezza.
Quanto più vicina in termini emotivi e relazionali è la perdita, si tratti quindi di un familiare, di un* partner o di una persona cara, tanto più il lutto assume intensità e durata. Se poi l’evento doloroso è avvenuto in circostanze traumatiche, impreviste, crudeli o auto-inferte il dolore connesso sarà ancor più consistente. Ne sono un esempio i suicidi, le morti per incidenti, malattie improvvise, per violenze subite o per abuso di sostanze, le calamità naturali, e drammaticamente le perdite in situazioni di emergenza sanitaria come quelle verificatesi nel periodo Covid.
Lo stato emotivo del lutto richiede un tempo variabile per essere elaborato e integrato in una nuova narrazione di sé funzionale, ma è importante sottolineare che ogni individuo reagisce a questo genere di eventi con i propri tempi e le proprie modalità.
In linea generale, viene considerato normale un periodo che va fino ai 6 o 12 mesi. Oltre questo termine, si tende a parlare di lutto complicato, ossia quella situazione in cui lo stato emotivo diviene patologico in quanto manifestazione di un malessere più profondo dell’individuo, caratterizzato da tendenza all’isolamento, disturbi da stress post-traumatico, vissuti di intensa rabbia o apatia, disturbi del sonno e dell’alimentazione e senso di incapacità a tornare a una quotidianità appagante seppur con condizioni relazionali o ambientali modificate. Le cause di questa degenerazione possono essere molto varie, ma certamente alcune radici possono essere ricercate nel supporto emotivo e sociale percepito dalla persona, nelle sue condizioni psicologiche pregresse e in eventuali vulnerabilità personali, sociali ed ambientali. Variabili come l’età, la condizione sociale, abitativa, economica e familiare di una persona colpita da un evento luttuoso possono fare la differenza rispetto all’evolversi in senso patologico o meno.
Un caso particolare ed esposto al rischio di evolvere in un lutto complicato è il lutto perinatale, ossia la perdita di un feto o di un neonato nel periodo che va dalla gravidanza ai primi giorni di vita. In questo caso per esempio, l’esperienza di perdita all’interno di una cornice di desiderio di vita e di famiglia costituisce un avvenimento tragicamente crudele e imprevisto per i neogenitori.
Ma quali sono le reazioni emotive tipicamente legate alla perdita?
Per comodità si tende a distinguere il lutto in fasi, ma è necessario ricordare che non sono sequenziali né d’obbligo e che ognuno può esprimerle solo in parte:
- fase della negazione: l’individuo, in ottica autoprotettiva, fatica ad accettare che la perdita si sia verificata ed entra in uno stato di shock e rifiuto impedendo a se stesso di prendere reale contatto emotivo e mentale con l’accaduto;
- fase della rabbia: nel momento in cui la persona entra in contatto con l’accaduto e con le reali conseguenze, è tipica l’emersione di sentimenti di rabbia, rancore, senso di colpa e frustrazione nei confronti di se stessi, ma anche del defunto o di altri attori, nel tentativo di trovare un senso, un carnefice o un responsabile all’accaduto;
- fase della negoziazione: la persona prova a cercare dentro di sé delle risorse per accettare quanto accaduto, provando a tornare alla normalità. Questa fase è caratterizzata da alti e bassi emotivi, momenti regressivi e ulteriori tentativi di sfuggire alla realtà dei fatti;
- fase della depressione: è il momento in cui l’individuo realizza e prende contatto emotivo con l’ineluttabilità della perdita. In questo momento il dolore è intenso e pervasivo e la persona reagisce con modalità simili a quelle della depressione, ossia profonda tristezza, somatizzazioni, isolamento, ecc;
- fase dell’accettazione: la perdita viene integrata in una nuova narrazione di sé, la persona riesce ad ammettere e comprendere quello che è accaduto e a guardare avanti ritrovando la possibilità di stare bene anche in una realtà nuova e modificata. E’ questa una fase generativa in cui la persona è predisposta a un cambiamento interiore che ha spesso grande valore emotivo e psicologico.
Quando si parla di lutto è importante tenere in considerazione i vissuti di colpa e di responsabilità rispetto all’accaduto, che possono incidere profondamente sullo stato emotivo della persona. Quanto più l’individuo è portato a ritenersi manchevole o colpevole nei confronti del defunto o della situazione luttuosa, tanto più sarà predisposto a una sofferenza psicologica intensa e traumatica che può infiltrarsi nella quotidianità della persona e predisporla all’esacerbazione di disturbi psicopatologici più gravi che possono minare la sua stessa salute psicofisica fino a incorrere nel rischio suicidario.
L’importanza di superare il lutto.
Superare un lutto è possibile e, se necessario, il ricorso a un supporto terapeutico può fare la differenza. Quanto prima la persona ha la possibilità di condividere l’esperienza emotiva, connettersi con i propri vissuti e costruire una nuova narrazione di sé in un setting di accoglienza, non giudizio e accettazione, tanto più si previene il rischio di sviluppare un lutto complicato.
Anche in questo caso, un approccio che tenga conto dell’importanza di uno stile di vita sano (sonno, alimentazione, attività fisica) è certamente un trattamento d’elezione.
Come affrontarlo?
In linea generale, per affrontare un lutto è buona norma tenere a mente alcuni concetti fondamentali. Potrebbe essere molto difficile all’inizio metterli in pratica, e questo è molto normale, perciò sono da intendersi come passaggi e obiettivi graduali:
- cura della propria emotività: non reprimere le emozioni, condividerle e ascoltarle pur nella loro profonda intensità, con l’atteggiamento mentale dell’attraversare, piuttosto che respingere, negare o evitare;
- cura dei propri pensieri: esercitare un dialogo interiore positivo, comprensivo, di perdono e accettazione;
- cura del proprio corpo: stabilire una sana igiene del sonno, mantenere o recuperare le buone abitudini alimentari, praticare un po’ di attività fisica;
- cura della propria spiritualità: rimanere in contatto con le proprie credenze, valori e con il defunto o la situazione luttuosa, stabilendo con essi un contatto emotivo e spirituale, concedersi dei rituali di condivisione e riconnessione anche solo immaginati;
- prestare attenzione ai campanelli d’allarme: abuso di sostanze, strategie di evitamento per placare gli stati emotivi negativi, tendenza all’isolamento, pensieri intrusivi o incessanti, alti e bassi emotivi che perdurano da molto tempo, rabbia latente e pervasiva, condizione di malessere psicologico per più di 12 mesi sono segnali ai quali è necessario prestare attenzione e che devono essere prontamente affrontati con l’aiuto di uno specialista.
Per concludere, il lutto è un’esperienza fortemente destabilizzante, che costringe l’individuo a mettere in campo risorse di resilienza, tuttavia nell’enorme impegno psico-fisico che richiede può essere un’occasione di cambiamento positivo, di evoluzione, di conoscenza e presa di contatto con se stessi.