Salute Psicologica

Quando l’ansia sociale diventa un disturbo?

Che cos’è l’ansia sociale?

L’ansia sociale è una condizione di attivazione fisiologica che viene provata nelle situazioni sociali in cui ci si sente soggetti al giudizio degli altri.
Il timore di essere giudicati negativamente, di fare brutta figura, può essere tanto forte da produrre sensazioni di disagio molto intense:

  • tachicardia
  • tremori
  • sudorazione
  • arrossamento del volto
  • mal di testa
  • bocca secca, nausea
  • dissenteria
  • tensione muscolare
  • confusione

È normale provare ansia sociale?

La voglia di fare bella figura e la paura di essere rifiutati sono esperienze che accomunano tutti gli esseri umani e fanno parte del nostro patrimonio genetico.
L’ansia provata in situazioni in cui veniamo giudicati, come durante un esame all’università, un colloquio di lavoro o un primo appuntamento, è una sensazione che tutti conosciamo e che è normale provare. Inoltre, a questo livello – né troppo elevato né troppo basso – ci aiuta a migliorare la nostra prestazione.

Ma vediamo insieme perché noi esseri umani ci siamo evoluti ricercando apprezzamento e approvazione.
All’epoca dei nostri antenati condividere e cooperare in gruppo significava sopravvivere: era essenziale per aiutarsi reciprocamente a cacciare, a procurarsi il cibo, a crescere i figli e a difendersi dai pericoli. Per lo stesso motivo essere allontanati o esclusi costituiva un rischio concreto per la sopravvivenza.
Il nostro cervello si è quindi evoluto identificando come grave minaccia l’eventualità di essere respinti, emarginati, dimenticati. Il fatto di stare con gli altri e creare connessioni ha quindi acquisito un’importanza vitale.

Oggi l’essere rifiutati non rappresenta più un pericolo immediato per la sopravvivenza, tuttavia, per chi soffre del disturbo di ansia sociale rimane un grande timore e cercare di evitare il rifiuto diventa uno dei principali obiettivi della propria vita. Nel caso in cui ti senti come se fossi costantemente di fronte a una commissione di esame, sotto giudizio anche in situazioni che per loro natura non lo prevedono potresti quindi avere un disturbo d’ansia sociale.

Quali sono le situazioni temute?

Le situazioni in cui si manifestano allarme e marcato disagio possono essere di diverso tipo: durante le interazioni sociali, mentre si mangia o si beve in pubblico, chiedere informazioni, parlare di fronte agli altri, partecipare a una festa, intervenire durante una riunione di lavoro.
In queste situazioni la persona tende sempre a valutarsi negativamente. Alcuni pensieri potrebbero ad esempio essere: “tutti gli altri sembrano molto più rilassati”; “se arrossirò gli altri penseranno che sono stupida”; “adesso tutti noteranno la mia voce tremolante”; “adesso tocca a me! Cosa dico? e se poi sbaglio?”
È un circolo vizioso che si rafforza: i pensieri scorrono rapidamente e diventano fuori controllo così da impedire anche di ascoltare cosa gli altri stanno dicendo. Ciò causa una spirale di ansia che rafforza i sintomi fisici e la sensazione di inadeguatezza.

Le tre fasi dell’ansia sociale
1. Ansia anticipatoria: la persona, già prima di affrontare la situazione sociale temuta, inizia ad anticipare con pensieri e immagini il peggio che potrebbe succedere.
2. Ansia situazionale: durante l’evento temuto la persona osserva dettagliatamente i propri comportamenti e risposte fisiologiche nel tentativo di prevenire situazioni imbarazzanti e di controllare le manifestazioni d’ansia affinché gli altri non la notino. Questa attenzione focalizzata su se stessi produce invece un incremento dell’ansia.
3. Valutazione post-evento: la persona rimugina su quanto accaduto, sovrastimandosi negativamente.

Il disagio vissuto dalla persona che soffre di disturbo d’ansia sociale perdura quindi nel tempo poiché inizia ancora prima di affrontare la situazione temuta, continua e spesso aumenta durante l’evento sociale e persiste anche dopo che la situazione si è conclusa.
Il livello di ansia è talmente forte da condurre la persona all’evitamento – “se non affronto la situazione temuta non provo ansia”.
Tuttavia, l’evitamento non è un comportamento vantaggioso poiché nel tempo compromette il raggiungimento di obiettivi personali, incidendo fortemente sul benessere e la qualità di vita.

Cosa fare se si crede di soffrire di questo disturbo?

Richiedere il supporto professionale dell* psicoterapeuta può essere di grande aiuto per acquisire una maggior consapevolezza delle proprie emozioni e per rielaborare e gestire al meglio sintomi e difficoltà quotidiane legate alle disfunzionali strategie di evitamento, scoprendo modi più funzionali e flessibili di gestione dell’ansia sociale. All’interno della relazione terapeutica la persona può concedersi di raccontare ed esplorare la propria storia; traducendo in parole la sofferenza, il proprio disagio acquista pian piano significato. Esprimere e validare le emozioni permette una loro comprensione, aumenta la possibilità di tollerarle e limita sentimenti di vergogna o di colpa che possono subentrare nel provarle.

Dott.ssa Francesca Pellegrini, psicologa e psicoterapeuta del team Mama Chat

Articoli recenti

Sostienici, ogni donazione per noi è importante