Violenza

La violenza assistita e le sue conseguenze

In articoli precedenti è stato affrontato il tema della violenza di genere nelle sue diverse forme e le relative ripercussioni sulla salute psico-fisica della donna.

Ma cosa succede se all’interno del nucleo familiare è presente uno o più figli? Si accorgono di ciò che succede tra gli adulti? Il loro benessere viene influenzato?

Nel momento in cui sono presenti dei figli e uno dei partner agisce violenza sull’altro, si parla di
violenza assistita che viene definita dal CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia) come “il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte o minori”. La violenza assistita non è necessariamente diretta, ovvero quando si verifica all’interno del campo percettivo del bambino, ma può anche essere indiretta, nel caso in cui il minore sia a conoscenza della violenza perpetrata e/o ne percepisca gli effetti.

Per bambini e adolescenti assistere alle violenze a carico di un genitore è un fattore potenzialmente traumatico in quanto va a minare il senso di sicurezza che dovrebbe essere vissuto all’interno del nucleo familiare causando conseguenze, più o meno gravi, dal punto di vista fisico, cognitivo, emotivo, comportamentale e relazionale; i bambini infatti non sono una tabula rasa ma fin dai primi momenti di vita interagiscono con l’ambiente circostante rendendosi conto di ciò che accade e reagendo agli stimoli presenti.

Vediamo cosa può succedere nel caso specifico della violenza assistita:

  • nei primi anni di vita, come è stato visto nell’articolo “L’importanza della stabilità emotiva nella coppia genitoriale”, i figli sono totalmente dipendenti dal genitore – in particolare dalla madre – sia dal punto di vista fisico che emotivo: il bambino impara a tranquillizzarsi grazie alla sintonizzazione della mamma che riconosce il suo stato d’animo e si adopera per mitigarlo e farlo sentire al sicuro. Ciò non sempre avviene nei contesti violenti dove la donna, spesso, temendo per la propria incolumità fisica e psichica, è traumatizzata. Il bambino apprenderà dunque che il genitore non sempre può essere ritenuto una base sicura e potranno verificarsi problematiche legate al sonno e all’assunzione di cibo con ripercussioni sullo sviluppo psico-fisico e problematiche legate alla regolazione delle proprie emozioni – traguardo che diventerà difficile da raggiungere anche crescendo, con la possibilità che si verifichino, tra gli altri, comportamenti aggressivi verso se stessi e/o gli altri;
  • nell’articolo “L’importanza della stabilità emotiva nella coppia genitoriale” è stato anche visto come all’esposizione del bambino a situazioni stressanti e potenzialmente pericolose corrisponda un aumento del cortisolo (“ormone dello stress”) che, a lungo andare, mette il bambino in uno stato costante di allerta con maggiore probabilità che manifesti agitazione, irrequietezza, difficoltà di concentrazione e ansia che possono esitare in difficoltà scolastiche e/o conclamati disturbi psicologici;
  • al crescere dell’età dei figli, ciò che può accadere è che questi si sentano in colpa per ciò che vedono succedere al genitore maltrattato e per non essere in grado di impedirlo: ciò lede la loro autostima e infonde in loro un senso di tristezza e frustrazione; inoltre, nel caso di figli adolescenti può succedere che questi intervengano attivamente per proteggere la madre assumendo loro stessi il ruolo di genitore e, con esso, responsabilità che non gli spettano;
  • essere figli spettatori di violenza domestica può avere ripercussioni anche in ambito relazionale in quanto si corre il rischio di interiorizzare il modello relazionale dei genitori – che è l’unico esperito – apprendendo che sia corretto agire violenza sul partner o che non ci sia nulla di male nel ricevere comportamenti violenti; sarà dunque maggiore la probabilità di emulare tale modello agendo violenza sul partner o cercando partner in qualche modo abusanti, tanto in adolescenza quanto in età adulta.

Cosa si può fare se si è vittime di violenza per tutelare se stesse e i propri figli?

  • fai sapere ciò che ti succede a persone di cui ti fidi e chiedi il loro supporto nell’accompagnarti a uscire da queste dinamiche
  • se ti senti in pericolo immediato contatta le Forze dell’Ordine al numero di emergenza 112
  • contatta il numero Antiviolenza e Stalking, gratuito e attivo h24, chiamando il 1522 o accedendo alla chat tramite il sito www.1522.eu
  • rivolgiti al Centro Antiviolenza più vicino a te (http://comecitrovi.women.it/)
  • contatta Mama Chat dove professioniste formate ti supporteranno, ascolteranno e indirizzeranno affinché tu possa ricevere l’aiuto più adeguato nel rispetto della tua privacy e della tua volontà a restare anonima

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